Figma make: il design ha imparato a programmare (o quasi)

Nel mondo del design digitale, la distanza tra l’idea e il prodotto funzionante è sempre stata una terra di mezzo, popolata da infiniti scambi di file, incomprensioni e lunghe ore di sviluppo. Oggi, quella distanza si sta accorciando a una velocità vertiginosa grazie a strumenti come Figma Make, un assistente basato sull’intelligenza artificiale che sta insegnando al design a parlare la lingua del codice.

Per anni, il flusso di lavoro è stato lineare e quasi dogmatico: il designer crea un mockup statico, bellissimo ma inanimato, e lo consegna allo sviluppatore, che ha il compito di infondergli la vita. Figma Make interviene per scardinare questa dinamica, trasformando un semplice prompt testuale o un design esistente in un prototipo interattivo e funzionante in pochi istanti. Non si tratta più di collegare schermate con transizioni predefinite, ma di generare vero codice (HTML, CSS e React) che dà vita a un’interfaccia navigabile, reattiva e quasi indistinguibile da un prodotto finale.

Per un’agenzia digitale, questo non è un semplice miglioramento: è un cambio di paradigma. Significa poter mostrare a un cliente non solo come apparirà un sito, ma come funzionerà, direttamente durante le prime fasi di una presentazione. Significa testare un’idea, raccogliere feedback su un’esperienza utente reale e iterare sul prodotto con una rapidità impensabile fino a ieri.

L’acceleratore di idee: dove Figma make eccelle

Per comprendere appieno il potenziale di Figma Make, bisogna pensarlo non come un sostituto, ma come un potente acceleratore. Il suo habitat naturale è la fase di prototipazione rapida e di validazione.

Immagina di aver appena disegnato un wireframe a bassa fedeltà. Invece di spendere ore a creare manualmente le connessioni per simulare il flusso di navigazione, ora puoi passare quel disegno a Figma Make e chiedergli di trasformarlo in un prototipo cliccabile. In pochi minuti, hai tra le mani qualcosa che puoi mettere di fronte a un utente per un test di usabilità, scoprendo subito se la struttura pensata è intuitiva o se necessita di modifiche. Questo processo, che prima richiedeva giorni, ora si comprime in una manciata di minuti, liberando tempo prezioso che i designer possono dedicare alla strategia e alla risoluzione di problemi complessi, anziché a compiti ripetitivi.

Un altro scenario di utilizzo ideale è il “design handoff”, il famigerato passaggio di consegne agli sviluppatori. Figma Make agisce da traduttore simultaneo tra il linguaggio visivo del designer e quello strutturale dello sviluppatore. Fornire al team di sviluppo non più un PDF statico, ma un prototipo funzionante con una base di codice già scritta, elimina gran parte delle ambiguità. Lo sviluppatore ha un punto di partenza solido, una chiara indicazione delle interazioni desiderate e può concentrarsi sull’ottimizzazione e sull’implementazione delle logiche di back-end, anziché sulla ricostruzione da zero dell’interfaccia.

Inoltre, quando si lavora con un design system consolidato, Figma Make dà il meglio di sé. Può essere istruito a utilizzare i componenti specifici della libreria di un brand, garantendo una coerenza visiva impeccabile e velocizzando esponenzialmente la creazione di nuove pagine e sezioni.

I confini della magia: quando è meglio fare un passo indietro

Come ogni strumento potente, anche Figma Make ha dei limiti e degli ambiti in cui il suo utilizzo è sconsigliato o addirittura controproducente. Pensare di usarlo per ogni attività di design sarebbe un errore.

Il primo e più importante confine da rispettare è quello con la grafica statica. Se l’obiettivo è creare un post per i social media, un banner pubblicitario o un’illustrazione, Figma Make non è lo strumento adatto. Il suo scopo è generare interfacce interattive; per la grafica tradizionale, l’editor classico di Figma, con la sua flessibilità e i suoi innumerevoli plugin, rimane la scelta indiscussa.

Allo stesso modo, non è lo strumento con cui disegnare un wireframe da zero. La fase di wireframing richiede un pensiero rapido, schematico e a bassa fedeltà. L’editor di Figma o persino un tool come FigJam sono molto più efficienti per buttare giù le idee e definire le strutture. Figma Make entra in gioco solo dopo, per dare vita a quello scheletro.

Infine, è fondamentale gestire le aspettative riguardo al codice generato. Sebbene sia pulito e ben strutturato, raramente è “production-ready”, ovvero pronto per essere pubblicato così com’è. Manca dell’ottimizzazione, della gestione complessa degli stati e delle integrazioni specifiche che solo la mano esperta di uno sviluppatore può garantire. Considerarlo come una base di partenza, un aiuto potentissimo, è l’approccio corretto. Vederlo come un sostituto completo dello sviluppo front-end è, al momento, un’illusione.

Oltre il web design: un nuovo modo di collaborare

L’impatto di Figma Make, però, non si limita a ottimizzare i flussi di lavoro. Sta silenziosamente rimodellando i ruoli e la collaborazione all’interno dei team. Strumenti come questo “democratizzano” la fase di ideazione: un product manager o un copywriter possono usare un semplice prompt per creare una bozza funzionante di un’idea, facilitando la comunicazione e rendendo il processo creativo più inclusivo.

Questo non sminuisce il ruolo del designer; al contrario, lo eleva. Con le attività più meccaniche automatizzate, il designer può finalmente dedicare più tempo al pensiero strategico, alla ricerca sull’utente, alla definizione dell’architettura dell’informazione e alla cura del design system. Diventa meno un “esecutore di schermate” e più un “architetto di esperienze”.

In conclusione, Figma Make non è una bacchetta magica che risolverà ogni problema, ma un copilota intelligente che, se usato con consapevolezza, può portare l’efficienza e la creatività di un’agenzia a un livello superiore. La sfida non è più solo saper disegnare belle interfacce, ma saper dialogare con l’intelligenza artificiale per costruirle nel modo più rapido ed efficace possibile.

Il futuro del design è già qui, e parla la lingua dei prompt.