FigJam: dove nascono le idee prima ancora di avere una forma

Se Figma è lo studio di design dove le idee vengono rifinite, lucidate e trasformate in prodotti impeccabili, FigJam è il garage caotico e pieno di energia dove quelle stesse idee nascono. È una lavagna bianca digitale, un tavolo da riunione infinito, un muro coperto di post-it virtuali. Ed è diventato il cuore pulsante del processo creativo per team in tutto il mondo.

Nato come risposta alla necessità di uno spazio di collaborazione più libero e destrutturato, FigJam si è ritagliato un ruolo fondamentale nella primissima fase di ogni progetto: quella del pensiero divergente. Dimentica le griglie perfette e i vincoli dei pixel. Qui regnano i connettori sinuosi, gli sticker espressivi e la libertà di gettare sul tavolo digitale qualsiasi pensiero, schizzo o diagramma senza preoccuparsi della forma.

Il suo potere non risiede in una suite di strumenti complessi, ma al contrario, nella sua disarmante semplicità. È uno strumento che invita alla partecipazione, abbattendo le barriere tra i diversi ruoli di un’agenzia: il project manager, il copywriter, lo sviluppatore e il designer possono trovarsi tutti nello stesso spazio a mappare un flusso utente, definire una strategia o semplicemente fare brainstorming, ognuno con gli strumenti di cui ha bisogno per esprimersi.

Il terreno di gioco ideale: quando FigJam è imbattibile

FigJam non è un factotum, ma un fuoriclasse in discipline specifiche. Il suo valore esplode quando viene utilizzato per attività che richiedono collaborazione in tempo reale e visualizzazione del pensiero.

Il suo utilizzo più congeniale è senza dubbio durante le sessioni di brainstorming e workshop creativi. Che si tratti di una “crazy eights” per generare rapidamente concept di interfacce o di una sessione di “how might we” per esplorare soluzioni a un problema, FigJam offre tutto il necessario: timer integrato, la possibilità di votare le idee migliori con i “dot vote” e uno spazio illimitato per non porre limiti alla creatività. L’esperienza è così fluida e intuitiva che riesce quasi a replicare la sensazione tattile di una vera sessione in presenza.

Un altro ambito in cui eccelle è la mappatura di flussi e processi complessi. Creare diagrammi di flusso per un’applicazione, mappare il customer journey di un utente o definire l’architettura dell’informazione di un sito web diventa un processo visivo e collaborativo. I connettori intelligenti si agganciano automaticamente agli oggetti, le forme predefinite velocizzano la creazione e la possibilità per tutto il team di commentare e modificare in tempo reale rende il processo incredibilmente efficiente.

Infine, FigJam è uno strumento superbo per le retrospettive di team e le analisi strategiche. Organizzare una retrospettiva su un progetto appena concluso, utilizzando template come “Start, Stop, Continue”, o analizzare il posizionamento di un brand con una matrice SWOT diventa un’attività interattiva e coinvolgente, il cui risultato è un artefatto visivo chiaro e condivisibile.

Quando la lavagna non basta: i limiti da conoscere

L’estrema libertà di FigJam è anche il suo più grande limite. Confondere il suo scopo con quello di un vero e proprio strumento di design è l’errore più comune.

È fondamentale capire che FigJam non è fatto per il design di interfacce utente (UI). Sebbene sia possibile abbozzare wireframe a bassissima fedeltà usando le forme base, tentare di creare un layout dettagliato o un mockup ad alta fedeltà sarebbe un esercizio di frustrazione. Mancano gli strumenti di precisione, la gestione avanzata dei colori, la tipografia dettagliata e, soprattutto, la logica dei componenti che sono il cuore dell’editor di Figma. Il flusso corretto è: brainstormare e mappare il flusso in FigJam, per poi spostarsi nell’editor di Figma per disegnare l’interfaccia vera e propria.

Allo stesso modo, non è uno strumento per l’illustrazione vettoriale complessa. Creare un logo, un set di icone o un’illustrazione articolata richiede strumenti di disegno avanzati che FigJam, per sua natura, non possiede. Il suo obiettivo non è la perfezione del singolo elemento grafico, ma la visualizzazione della relazione tra più elementi.

Infine, bisogna essere consapevoli che un file FigJam può diventare rapidamente un caos disorganizzato se non viene gestito con un minimo di disciplina. La sua natura libera, se non guidata da un facilitatore durante le sessione di gruppo, rischia di trasformare una sessione produttiva in una tela illeggibile.

Uno strumento per pensare, non solo per disegnare

In definitiva, il ruolo di FigJam all’interno di un’agenzia digitale è strategico: è il luogo dove si costruisce l’allineamento del team, dove si visualizza la complessità e dove le strategie prendono forma prima ancora che venga disegnata una singola linea di codice o un pixel.

Pensare a FigJam e Figma non come a due strumenti alternativi, ma come a due fasi consecutive di un unico processo creativo è la chiave per sbloccarne il massimo potenziale. Si parte dal caos fertile di FigJam per esplorare, definire e pianificare, per poi portare quell’ordine nascente nello studio di precisione di Figma, dove l’idea può finalmente diventare un prodotto.