A volte l’ispirazione non arriva da un tramonto o da un amore finito. A volte arriva dallo scorrere il feed di un social network.
Vi è mai capitato? Un secondo prima vedete la pubblicità di un profumo di lusso, corpi perfetti, luci al neon, idoli di cromo. Un secondo dopo, con un semplice movimento del pollice, appare un video girato col cellulare in una zona di guerra: macerie, polvere, disperazione.
Queste due realtà convivono nello stesso momento, sullo stesso pianeta, spesso a poche ore di volo l’una dall’altra. Eppure, sembrano universi distinti che non si toccano mai.
La genesi di “Idoli di Cromo”
Ho scritto “Idoli di Cromo” per cercare di unire questi due mondi. Volevo esplorare l’idea che la nostra vita consumistica e i drammi globali non siano scollegati. I politici incravattati che fanno proclami in sale climatizzate e i bambini che soffrono la fame non sono specie diverse.
Nel testo dico: “Abbiamo lucidato le armature / per non sentire il cuore che batte”. Che sia la giacca di un broker di Wall Street o il giubbotto di un soldato, usiamo le “divise” per desensibilizzarci, per non sentire il peso delle nostre azioni.
Un video fatto di specchi
Per il videoclip ho scelto di non seguire una narrazione classica, ma di lavorare per associazioni visive. Volevo mostrare che la mano che firma un contratto milionario e quella che scava tra le macerie sono, biologicamente, la stessa mano.
C’è una scena in particolare che riassume tutto il senso del progetto: uno split screen dove un uomo d’affari e un soldato compiono lo stesso identico gesto. È un momento che ci costringe a chiedere: se fossimo nati un metro più in là, chi saremmo oggi?
Togliere la maschera
Il cuore del brano arriva nel bridge: “Ma togli la giacca, togli la bandiera / togli il confine—cosa rimane?”.
Questa è la domanda che voglio lasciarvi con questa canzone. Viviamo in una società che ci spinge a costruire troni sopra i cimiteri, a dire “io” più forte di “noi”. Ma se per un attimo spegnessimo gli schermi e ci guardassimo negli occhi, vedremmo che siamo la stessa ferita sotto una maschera diversa.
Spero che questo brano possa essere, nel suo piccolo, quel momento di lucidità. Una preghiera laica per ritrovare l’umanità che abbiamo perso per strada.