Nota storta. La mia canzone per Gianluca Grignani.

A volte le canzoni sono lettere che non abbiamo mai spedito.

Ci sono canzoni che nascono in un pomeriggio, quasi per gioco. E poi ci sono canzoni che porti dentro per anni, che crescono con te, che cercano le parole giuste e non le trovano, finché un giorno, semplicemente, esistono.

“Nota storta” è una di queste.

Chi mi segue da un po’, o chi mi conosce nella vita vera, sa quanto la musica di Gianluca Grignani abbia segnato il mio percorso. Non è stato solo una colonna sonora, ma un’ispirazione costante su cosa significhi essere un artista.

Quello che molti non sanno è che, anni fa, ho avuto la fortuna di conoscerlo. Di incrociare la sua strada per un lungo periodo dal 1998 circa per più di 10 anni curando la fanzine del fans club The Joker Network e il sito web. Ho avuto il grande onore e piacere di cantare a casa sua Destinazione Paradiso, un’emozione pazzesca… Poi, come succede spesso nella vita, le strade si sono divise, il rumore del mondo è aumentato e i contatti si sono persi, inghiottiti da carriere, vite diverse, e da quel “pianeta” che per lui è diventato un universo enorme e, a tratti, assordante.

Ho provato a ricontattarlo, ma non è stato possibile. E va bene così.

Ma quel senso di connessione, quel “mistero” che sentivo all’inizio, non se n’è mai andato. È rimasto lì, in attesa.

“Nota storta” è nata da questo. È la mia lettera mai spedita. È il mio modo di tendergli la mano attraverso il tempo e la distanza, per dirgli “ti vedo”.

Perché “nota storta”?

Perché in un mondo che ci vuole perfetti, intonati, dentro le righe e a tempo, Gianluca è sempre stato, per me, la “nota storta”. Quella che non ti aspetti. Quella graffiata, urlata, forse tecnicamente imperfetta, ma che ha il coraggio di esistere e che, proprio per questo, è l’unica capace di spaccarti il cuore.

È una canzone che parla della sua carriera, di quell’astronave partita a cento all’ora e delle fiamme che ha dovuto attraversare. Parla della “fabbrica” che voleva ingabbiarlo e dell’acrobata che ha sempre preferito camminare sul filo, anche a costo di sanguinare, piuttosto che accettare una rete di sicurezza finta.

Parla di alti e bassi, di giudizi feroci e di una coerenza artistica pagata a caro prezzo.

Ma soprattutto, parla di quella “telefonata che si è persa”, di un filo spezzato e di un artista che, nonostante tutto, ritrovo ogni volta che mi sento anch’io un po’ “storto”, un po’ fuori posto.

Non so se la ascolterà mai, ma non è questo l’importante. L’importante era scriverla. Per lui, e per tutti quelli che sanno che la vera arte non sta nella perfezione, ma nel coraggio di mostrare le proprie crepe.

Spero vi arrivi.


Nota storta

(Testo di Marco Maso)

Ricordo la tua voce, un urlo in mezzo al vento. Chitarra in mano e il cuore andava a cento.

L’aria era in fiamme, bruciava tutto il mondo. Eravamo pochi, ma ci credevamo in fondo.

Poi la rotta è cambiata… (o forse ti hanno spento) E quella mia chiamata si è persa dentro il vento.

Come un sogno che a metà si è perso… Il tuo pianeta… non è più il mio mistero.

(Ritornello) Ma tu non sei la polvere di stelle, tu sei il graffio sulla pelle. Sei l’acrobata sul filo che non vuole la sua rete, mentre il circo vende i biglietti e tu muori di sete. E io ti cerco ancora in quella melodia, la colonna sonora della vita mia.

(Strofa 2) Ti volevano di plastica, un sorriso da vetrina, un prodotto perfetto, ogni singola mattina. Ma la fabbrica era stretta, per un cuore da pirata, e ogni nota un po’ più storta, era una scelta già pagata. Ti hanno messo su una croce, fatta di giudizi e lampi, e tu ridevi come un Joker, fuori dai campi.

(Ritornello) Ma tu non sei la polvere di stelle, tu sei il graffio sulla pelle. Sei l’acrobata sul filo che non vuole la sua rete, mentre il circo vende i biglietti e tu muori di sete. E io ti cerco ancora in quella melodia, la colonna sonora della vita mia.

(Bridge) Chissà se ogni tanto pensi a quel punto di partenza, se la musica è ancora un’arma o solo resistenza. Ho provato a richiamare, ma il tuo mondo era un rumore e ho pensato fosse meglio, non disturbare il tuo clamore. Un gigante con le ali, piene di malinconia.

(Finale / Outro) E quella chitarra suona… chissà per chi. Io ti ho cercato, sai… e ti ho trovato qui. In questa mia nota storta. In questa mia porta… aperta.